Sintesi del blog

Siamo giunti quindi a conclusione di questo percorso, travagliato e di certo non semplice, fatto di ricerche, curiosità e pillole di vita quotidiana. L'intento di questo blog, creato sotto il suggerimento del docente Vittorio Marchis del Politecnico di Torino nel corso "Storia delle cose", era quello di analizzare il rapporto antropologico tra l'oggetto e il suo costruttore o utilizzatore. Spesso infatti ci si dimentica quanto gli oggetti comuni siano ricchi di storie, funzioni nascoste, gli diamo man mano una considerazione sempre minore, come se fosse ovvio averli. Un tempo tutto ciò non era così facile; ogni oggetto aveva la sua storia, legata ad un artigiano che la ideava, la costruiva a mano, cosìcchè tutti i pezzi risultavano unici e identificabili. Anche se queste tradizioni si sono perse piano piano nei tempi, dobbiamo sempre ricordare che ogni oggetto è frutto di un'idea di un designer, la cura di un ingegnere, un programmatore informatico che ha reso possibile che le macchine automatizzate potessero assemblarlo: è il frutto di un grande team che collabora per un unico fine, ovvero farci avere quegli oggetti che utilizziamo tutti i giorni.

Per questo blog ci è quindi stato chiesto di prendere in esame un oggetto, ma non un oggetto qualunque, bensì un prodotto artificiale. Per artificiale non si intende un prodotto creato attraverso macchinari o comunque creato dall'uomo. Infatti l'intelletto di un uomo è qualcosa di estremamente naturale e l'oggetto che ne deriva non può essere artificiale.
Artificiale è dunque tutto ciò che imita la natura a sua immagine e somiglianza, ne imita le funzionalità e i doveri. E per questo ho deciso di scegliere quella cosa che ci accompagna nei nostri primi anni di vita, come accompagna ogni mammifero: l'allattamento artificiale.

Esso più che un oggetto è un'azione, che caratterizza la classe dei mammiferi, chiamai così per la presenza di mammelle sul corpo dell'esemplare femminile atte a compiere il dovere di accudire il nascituro e nutrirlo attraverso esse.
Per andare a compiere le analisi, alla ricerca della storia dell'allattamento artificiale ho dovuto scomporre questa azione in oggetti, e il risultato mi ha portato all'identificazione di 2 cose: il latte, che può essere di natura animale o artificiale, ma trattato già da un mio compagno; e il biberon, ovvero il contenitore del liquido e che va ad imitare la mammella materna.

Scelta quindi la cosa su cui porre l'attenzione all'interno di questo viaggio, il primo passo è stato vedere come il mondo ne parla e quali sono le notizie su di esso. Analizzando quindi un articolo di giornale è subito evidente di come esso susciti grande interesse e di come il dibattito "Naturale vs. Artificiale"  sia affrontato da ormai diverse organizzazioni, oltre che dalle famiglie stesse. L'allattamento artificiale oggigiorno sembra aver scavalcato la variante naturale, nonostante le grandi campagne a difesa dell'allattamento naturale. 


Mamme allattano al seno durante la settimana mondiale
dell'allattamento al seno
(1-7 Ottobre 2017)

Il dibattito si espande anche in televisione, grazie ai "Simpson", e nei fumetti, grazie all'artista Heather Cushman-Dowdee. Entrambi trattano a loro modo l'argomento, il primo difendendo l'artificiale e snobbando il naturale definendolo "per gente alla moda", il secondo attaccando duramente l'artificiale. Ciò dimostra quanto ancora siamo lontani da una risoluzione e di come tuttavia entrambi si spariscano equamente la torta. 
Diverso è invece nell'ambiente musicale, dove l'artista Melanie Martinez parla del biberon non come oggetto di un dibattito, bensì riprendendo le sue funzioni originarie ovvero nutrire e proteggere il neonato, cosa che sua madre e il suo biberon, non fanno.

Incuriosito dai fatti mi sono realmente chiesto quante persone aderissero e quali erano le principali statistiche in rete. Nonostante i continui appelli, manifestazioni e dibattiti il numero di persone che ne fanno uso è in continua crescita e la parte che più spaventa è l'età a cui ai neonati viene somministrato l'allattamento artificiale: in Italia solo il 10% arriva ai 6 mesi come da normativa OMS. Il paese più "tradizionalista" è invece la Finlandia dove l'80% arriva ai 6 mesi.

Da qui è facile intuire perchè le industrie come Chicco, MAM e Phillips AVENT, siano sempre all'avanguardia di nuove tecnologie e misure standard da adottare sugli ultimi modelli dei loro biberon, ma soprattutto delle loro tettarelle, probabilmente la parte più all'avanguardia, con forme anatomiche, che imitano il capezzolo in suzione, fori graduati e ghiere regolabili per offrire la dose giusta di liquido a dipendenza dell'età del neonato.

I rischi tuttavia sono molti e le innovazioni potranno sempre e solo attenuarli, mai eliminarli. Per questo la AAP (American Accademy of Pediatrics) ha indetto delle semplici ed efficaci regole da seguire per prevenire i principali rischi dovuti all'igiene e alla cura dei biberon, su quando e come darlo al neonato in modo che imiti il più fedelmente il seno materno.

Uno rapido sguardo indietro e si capisce la brutta fama dei biberon da dove deriva. Siamo nel 1300 e le recenti innumerevoli quantità di morti premature fanno cadere una brutta ombra sulle balie, tanto da farle passare da lavoro per accudire i figli di altolocati, ad accudire figli di contadini troppo impegnati a lavorare per tenere a bada i neonati. La scarsa igiene di quei posti e le scarse cure non cambiano il risultato. Molte balie vengono accusate di scambiare i figli con i propri per farli vivere più dignitosamente, altre accusate di omicidio. Il lavoro inizia a scarseggiare e le poche rimaste, non avendo abbastanza latte per tutti i neonati, si affidano a latte di origine animale e qui compaiono i primi biberon, o poppatoi. Realizzati in forme alquanto strane e di materiali di difficile pulizia diventano allevamenti di batteri, tanto da guadagnarsi il nome di "bottiglia della morte". Bisogna attendere per vedere registrati i primi brevetti, ma le innovazioni e le strade percorse non sono poche.

La storia continua, il dibattito sarà sempre aperto, ma è utile fornire un chiaro quadro di questo oggetto, di cui tutti abbiamo sentito parlare, ma pochi vedono come simbolo di un dibattito di origini antichissime che si scontra coi bisogni dell'uomo di ieri e di oggi.

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